
www.bassovolturno.it – Blog di Peppino Pasqualino (Giornalista Pubblicista freelance & blogger)

Capitano dell’Anima, Viaggiatore della Parola
“Il Segreto della Madre” ultimo romanzo del castellano Vittorio Russo

di Bruno Marfé
C’è un luogo dove le storie sembrano nascere dal mare, e dove l’identità è un intreccio di approdi e partenze. Castel Volturno è uno di questi luoghi: ferito, complesso, vivo. È da qui che proviene Vittorio Russo, nato nel 1943, ma cittadino di molti mondi. Scrittore, filosofo, viaggiatore, è una di quelle figure che sembrano portare addosso la polvere di molti continenti e il peso – lieve – della riflessione profonda.
La sua vita si divide oggi tra Castel Volturno, la Sicilia e l’Africa, luoghi dove vivono i suoi figli, coltivando nuove stagioni del suo pensiero. Ma è anche uomo che non smette di attraversare confini: quelli geografici, certo, ma soprattutto quelli del senso, della fede, della letteratura.

Il suo ultimo romanzo, Miryam. Il segreto della Madre, edito da Baldini+Castoldi, è un’opera che non passa inosservata. Presentato sulle pagine del Corriere della Sera in un intervento lucido e partecipe di Giancristiano Desiderio, il libro emerge come un gesto letterario e umano insieme: un’indagine coraggiosa sulla figura di Maria, madre di Gesù, restituita alla sua carne, alla sua fragilità, al suo dolore – e, proprio per questo, alla sua profonda grandezza.
Con questo articolo non intendo recensire, ma restituire l’eco di un incontro. Perché Russo non è solo l’autore dei suoi libri: è uno che abita le parole, le percorre, le mette in discussione. E ho avuto la fortuna di conoscerlo proprio a Castel Volturno, tra una chiacchierata appassionata su un testo e un confronto acceso sulla storia di un paese, di un popolo, di un continente.
Ho ospitato Vittorio in più di un’occasione pubblica, ma c’è un episodio che resta per me indelebile: il giorno in cui ho varcato la soglia della sua casa nel momento esatto in cui riceveva la prima copia di Miryam. Un gesto semplice, quasi quotidiano, eppure carico di una tensione creativa che sembrava fare tremare la pagina. Quel pomeriggio – tra teiere, atlanti, e riflessioni su condottieri e confini – abbiamo parlato anche del suo romanzo L’Uzbekistan di Alessandro Magno (SandroTeti, 2019), con prefazione di Franco Cardini. Una narrazione che unisce storia e immaginazione in modo magistrale, segno della cifra stilistica di Russo: un pensiero errante ma mai disperso.
La scrittura di Vittorio è fatta di contrasti: colta e accessibile, intima e politica, spirituale e sensuale. Si nutre dell’osservazione e dell’incontro, come dimostrano anche i suoi saggi e libri di viaggio – L’India nel cuore, Equatore, Transiberiana – e affonda le radici in un lavoro serio e rigoroso sulla figura di Gesù, iniziato già negli anni Settanta con opere come Introduzione al Gesù storico e Il Gesù storico, premiate dalla critica.
Miryam, però, rappresenta una svolta. Qui, la teologia si fa narrazione, e il dogma si lascia interrogare dalla vita. Maria – Miryam – non è solo “piena di grazia”, ma donna attraversata dalla carne e dal dolore, madre segnata da un “trauma fondante” che scuote e illumina. Un’umanità che interroga anche la figura di Cristo, restituendogli la dimensione terrena che dà forza alla sua divinità.
Nel suo stile convivono dolcezza e forza, erotismo e compassione, e in questa scrittura che sa accogliere anche l’ombra, Russo sembra indicarci una via nuova per intendere la spiritualità: quella dell’incarnazione reale, vissuta, spezzata.
“Se davvero un Dio avesse voluto incarnarsi, non avrebbe potuto farlo se non passando attraverso la carne ferita di una donna.” È questa, forse, la frase chiave. In essa si concentra il coraggio di un’opera che è insieme documento, provocazione, atto d’amore. Con Miryam, Vittorio Russo ci consegna un libro che non è solo da leggere, ma da attraversare, come un ponte tra la fede e la carne, tra la storia e il possibile.
E, in fondo, è questo che fa un vero scrittore: ci porta altrove, e ci riconsegna a noi stessi.




2 risposte
Ottimo articolo
Ottimo brano