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“PARLIAMONE”
Il “servizio di protezione civile” nel basso Volturno: un vero disastro!
Nella giornata di ieri 22 Aprile 2024 si è aperta una pagina storica per la nostra regione; infatti, a seguito delle numerose scosse telluriche che ormai si registrano da mesi nell’area flegrea, la Sala Operativa Unificata della Regione Campania ha attuato, per la prima volta, una simulazione in tutta l’area tra Pozzuoli e Bacoli, tastando, così, il polso della risposta operativa dei comuni interessati.
Allora la domanda nasce spontanea: e se capitasse una scossa tellurica o una emergenza improvvisa anche nel basso Volturno che risposta si avrebbe a livello operativo nei cinque comuni interessati dall’area: Capua, Santa Maria la Fossa, Grazzanise, Cancello Arnone e Castelvolturno?
Secondo una indagine demoscopica svolta nei comuni del basso Volturno nei mesi precedenti a questa simulazione promossa dalla sala operativa regionale di protezione civile, i risultati della risposta sarebbero quasi disastrosi. Infatti, intervistando una serie di cittadini di ogni genere e di ogni età purtroppo vi è da registrare che quasi il 95% di loro non ha saputo dare una risposta alla seguente domanda: “sei a conoscenza del piano di protezione civile del tuo comune?” La totalità degli intervistati, invece, ha risposto di non essere assolutamente a conoscenza del segnale di emergenza che il Comune o la sala operativa comunale dovrebbero diffondere per indicare alla cittadinanza l’inizio di una emergenza. Infine oltre l’80% delle persone ha risposto di non sapere come comportarsi nel momento in cui avviene una scossa tellurica.
Soltanto in alcuni casi come, Capua e Grazzanise, appaiono segnaletiche indicanti le aree di raccolta presso cui i cittadini devono recarsi allo scattare dell’emergenza divulgata dalla sala operativa comunale. Troppo poco, quasi niente, se si considera l’articolata legge che regola l’istituzione del servizio di protezione civile e tutte conseguenze comportamentali previste nei decreti di attuazione.
Sarebbe il caso, quindi, che le istituzioni comunali iniziassero un serio lavoro di diffusione della vera cultura di protezione civile e non banalizzare il proprio operato semplicemente nell’utilizzo, quasi sempre improprio del volontariato ridotto a svolgere servizi inutili o di semplice supporto alla polizia locale; tra l’altro impiego del tutto <contra legem>.