Ancora una discarica sul Volturno

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Fate qualcosa, il Volturno muore!

PARLIAMONE

Non è possibile, non è più sopportabile il vile comportamento di qualche criminale che, certo di non essere mai individuato, continua a infierire sull’ambiente fluviale che potrebbe essere fonte di economia per tanti e attrattiva turistica. In agro di Santa Maria la Fossa, cittadina bagnata lungo tutto il suo tratto di confine esposto a nord, ancora una volta si registra un abbandono di rifiuti di ogni sorta. Spesso segnalati da associazioni ambientali, i luoghi interessati dallo scarico di suppellettili in disuso si moltiplicano sempre tu e la massima gravità si raggiunge quando ci si trova a ridosso della riva sinistra del fiume più importante del Sud: il Volturno.

In tutto il tratto che da Rocchetta a Volturno, in provincia di Isernia, giunge prima della diga di Pontelatone si può fotografare un corso fluviale dagli stupendi tratti, un paesaggio spesso utilizzato dagli sportivi amanti della pesca, anse e ruscellamenti che attraggono gli amanti di una natura più o meno incontaminata. Quando si giunge nel basso Volturno, da Capua (la così definita regina del Volturno) a Castel Volturno, la situazione del corso d’acqua diventa drammatica; l’inquinamento delle acque, la presenza di scarichi di liquami, un recente passato che ha visto industrie chimiche sversare direttamente nel corso d’acqua senza una adeguata depurazione, così come hanno fatto i Comuni a monte.

A Santa Maria la Fossa, in località “sgarrupata”, a ridosso dell’ex cabina elettrica della CIRIO, ancora una volta una mente criminale ha pensato di scaricare sulla sponda naturale del Volturno una grande quantità di rifiuti plastici, bidoni che hanno contenuto solventi e idropitture, giocattoli in disuso, elementi di carrozzeria, televisioni e apparecchi elettrici. Alla prossima ondata di piena, tutte queste suppellettili andranno nel letto del fiume la cui corrente le porterà sempre più a valle in direzione del Tirreno. Da quel momento staremo ancora a leccarci le ferite e ad infierire contro “qualcuno”. 

Nessuno controlla, nessuno indaga, ogni Ente individua responsabilità di altri, ogni tanto sorgono sigle che parlano il politichese.  Intanto, un fiume che potrebbe portare economia, ricchezza e turismo in questo luogo depresso dal punto di vista economico, ogni giorno acquista una ruga in più, una ferita in più in un continuo andare verso la morte. 

E il “Patto di Fiume” che fine ha fatto?  

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