Restaurato finemente e donato alla Basilica fossatara

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La “Basilica gemella” di Sant’Angelo in Formis  si arricchisce di un Crocifisso del XVIII secolo

a cura di Giuseppe PASQUALINO (Giornalista Pubblicista freelance & blogger)

Ben sessanta parrocchie, riunite in sette foranie, compongono l’intera diocesi di Capua, una tra le più antiche d’Italia, addirittura risalente alla prima metà del primo secolo dopo Cristo. La più importante Chiesa diocesana è, senza dubbio, la Basilica di Sant’Angelo in Formis, la cui “gemella” è quella di Santa Maria la Fossa, anch’essa databile dell’XI secolo (precisamente 1084), il cui porticato è andato perso a seguito dei violenti combattimenti vissuti nella zona durante la fine del secondo conflitto mondiale.

(Basilica benedettina di Sant’Angelo in Formis – interno)

La basilica di Santa Maria la Fossa, di chiara arte “romanica- longobarda”, nei suoi interni è stata teatro di tanti mutamenti architettonici ma anche, purtroppo, di furti che l’hanno privata di oggetti preziosi e di tele uniche, come quelle che rappresentavano i quindici misteri del Rosario, incastonate a margherita attorno alla nicchia che ospitava, appunto, la Madonna del Rosario; furto avvenuto alla fine degli anni ’80 e tele mai ritrovate nonostante il costante lavoro degli investigatori.

(Basilica romanica-longobarda di Santa Maria la Fossa – interno)

I preziosi dipinti murari, rinvenuti e portati alla luce durante gli ultimi restauri degli anni ’90 e coordinati dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali di Caserta e Benevento, fanno della Basilica fossatara un gioiello diocesano che nei giorni scorsi, grazie alla donazione della famiglia Gaudiano, si è arricchito di un ulteriore elemento pregiato: un crocifisso ligneo dell’800. Restaurato a cura della Ditta Maranathà, per volontà del Parroco don Pasquale Buompane, il Cristo crocifisso risulta essere di cartapesta napoletana, la cui fattura è databile intorno al 1750. L’esposizione della preziosa donazione è visitabile in una delle cappelle laterali con a lato la rappresentazione fotografica dell’avvenuta opera di restauro, un intervento alquanto delicato a causa dei danni del tempo, compresi gli annerimenti provocati dalle accensione dei ceri votivi. 

2 risposte

  1. stupendo, grazie a chi a ridato vita al crocifisso sia laborativo che economico. Grazie anche a Don Pasquale

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2 risposte

  1. stupendo, grazie a chi a ridato vita al crocifisso sia laborativo che economico. Grazie anche a Don Pasquale

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