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Inizia la guida pastorale di Lagnese.
Subito esercizi spirituali per i presbiteri delle due diocesi.
Folla oceanica tra i banchi della Cattedrale, fiori, applausi, sorrisi e striscioni al suo passaggio lungo le strade cittadine, tantissimi saluti spontanei e un lungo, scrosciante applauso al momento dell’abbraccio e del passaggio del “pastorale” : questi gli ingredienti dell’accoglienza riservata da Capua al neo-Vescovo Mons. Pietro Lagnese. E lunghissimo è stato anche l’applauso che la folla presente nella cattedrale ha tributato in onore di Salvatore Visco, il Vescovo uscente che per limiti di età ha lasciato il “pastorale” (appunto) a S.E. Pietro Lagnese, già Vescovo della città capoluogo, dopo aver guidato la diocesi capuana per dieci anni.
Nel suo lunghissimo intervento (quaranta minuti), durante l’omelia S.E. Pietro Lagnese è partito da lontano, 38 anni indietro nella sua storia quando l’allora Arcivescovo di Capua, Mons. Luigi Diligenza lo ordinò sacerdote. <Sono poca cosa> – con questa espressione si è presentato alla folla capuana sottolineando in partenza la sua umile presenza che si affida alle preghiere di tutti i battezzati delle due diocesi unite sotto la sua direzione, così come da volontà petrina giunta dal Vaticano. Dopo avere guidato la diocesi isolana di Ischia, Lagnese è stato nominato Vescovo della città di Caserta.
Sono tanti quelli che sottolineano la sua vicinanza particolare agli ultimi, ai poveri, ai bisognosi, ai malati; non è un caso che prima dell’inizio del Suo Ministero Pastorale ha desiderato visitare gli ammalati, il sacerdote più anziano della diocesi capuana, i carcerati, gli extra-comunitari presenti sul litorale domizio. <Le due diocesi sono chiamate a prendersi per mano> – seconda espressione formulata da Lagnese e lanciata come monito per qualche mugugno sollevato in occasione della notizia che sarebbe (ed è!) stato Vescovo di Caserta e di Capua, due diocesi dagli ampi limiti territoriali e dalle sostanziali differenze economico-sociali; con quella frase ha inteso spuntare ogni freccia di tentazione a primeggiare tra le due entità religiose.
Una tirata d’orecchie è stata lanciata ai presbiteri, esortati da Lagnese ad essere <meno ingessati>, <meno seduti>, <più casa e famiglia di Dio> queste le precise espressioni usate nel suo discorso d’apertura della sua guida pastorale; chiaro segno, questo, di avere percepito una sorta di assuefazione dei preti ad una presenza solo di servizio e non viva ed evangelica. Da tempo, infatti, in genere si respira aria stanca nelle parrocchie e non si avverte la gioia di ciò che rappresenterà il prossimo Sinodo indetto da Papa Francesco. Le Chiese continuano a rimanere chiuse, per riaprirsi, molto spesso, solo per le celebrazioni quotidiane.
Una risposta
E hanno ragione.Le Chiese dovrebbero rimanere aperte per il bisogno dei fedeli.Anche per una semplice preghiera. Mi