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blog a cura di Peppino PASQUALINO
Dalle radici mazzonare ai vertici teatrali nazionali.
Villano finalista al Premio Ubu.
Attore, performer e regista: stiamo parlando di una eccellenza artistica che, nonostante la sua nascita e crescita nella capitale, è figlio di Vittorio Villano, grazzanisano doc, e conserva le sue radici anche se il suo estro e la sua bravura lo ha portato ormai nell’Olimpo del teatro che conta, quello più sofisticato (senza togliere alcun merito a quello popolare). Eh sì, stiamo narrando di Francesco Villano, insegnante di recitazione che collabora con la cattedra di Storia del Teatro del Prof. Guido Di Palma all’Università La Sapienza di Roma.
Finalista al Premio UBU che lo vedrà di scena il prossimo 18 dicembre al Teatro Arena del Sole di Bologna, il riconoscimento teatrale più importante in Italia che trova genesi nell’opera teatrale Ubu re di Alfed Jarry, drammaturgo francese. <La dominante interpretativa dialoga da sempre nel suo lavoro con un’attitudine compositiva e ritmica> – recita così un passo di una delle tantissime scritture critiche redatte a suo favore e grazie al suo ruolo teatrale di altissimo profilo. La premiazione della 45^ edizione del Premio Ubu sarà trasmessa in diretta radiofonica su Rai Radio3, nel programma“Radio3 Suite”.
Laureato in Lettere e Scienze Umanistiche, alla Sapienza di Roma, nonchè Diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma, Francesco Villano, si forma poi all’Ecole des Maitres, la scuola internazionale di perfezionamento teatrale e in teatro lavora con: Antonio Latella, Lisa Ferlazzo Natoli, Emma Dante, Veronica Cruciani, Davide Iodice, Carmelo Rifici, Serena Sinigaglia, e tanti altri.
E’ insegnante di recitazione in vari moduli presso la cattedra di Storia del Teatro dell’Università Sapienza di Roma e in diverse scuole di teatro in Italia e all’estero: tra cui la Scuola Europea per l’Arte dell’Attore di San Miniato e l’accademia Ernst Busch di Berlino. Lavora anche in cinema e televisione, il prossimo progetto sarà da un testo originale di Magdalena Barile, tratto da “La possibilità di un’isola”, di M. Houellebecq.